sabato 11 ottobre 2008

Nabucco nelle terre di Verdi





Parma era bellissima.

Un’elegante signora, nel suo abito più bello, l’ho vista adagiata lasciva sui prati, baciata da un tiepido sole d’ottobre.

La veste sobriamente infiorata, i capelli inanellati raccolti.

Nella mia mente profumo di violetta e l’immanente presenza di Maria Luigia e di un rigore che col trascorrere del tempo non vuole svanire.

Su strada della Repubblica passano ancora i tram e nell’aria l’odore di Parma che ricordo da sempre: forse un po’ di verderame, un po’ d’asfalto.

Verso metà pomeriggio, ancora a stomaco vuoto, decidiamo di assaporare la città fino in fondo. C’è un baracchino dietro alla Steccata che è il paradiso del colesterolo: tutt’attorno sono appesi salami, culatelli e grossi prosciutti succosi, ai lati forme di vero parmigiano (con tanto di matrice esposta) impilate a formare temporanei tavolini. Sembarva la casa di Hansel e Gretel. Il padrone del baracchino, che in realtà ha una florida azienda a Langhirano, è la personificazione della felicità, di quella felicità emiliana che trabocca da tutte le parti; un ragazzone di due metri, almeno così è parso a me, tanto alto quanto tondo, porta il suo pancione con fierezza tra i tavoli in barba ai prodotti dietetici, una sorta di Babbo Natale con il carro trainato da sei grossi maiali rosa. Lo spacciatore di colesterolo ha insistito per offrirci un buon bicchiere di lambro. Rifiutato ahi me! Sapevamo di dover tirare avanti almeno fino alle undici di sera e non si può certo dire che siamo dei nottambuli… sono pur sempre una marmotta.


Andiamo in albergo a cambiarci e darci una rinfrescata. Una settimana prima avevo chiamato mia madre, vera autorità in materia di occasioni mondane, e le avevo chiesto come mi dovessi vestire per una prima d’Opera, sottolineando il fatto che non avevo certo un palco ma un posto in piccionaia. Mi fa: “Ormai a teatro ci si va come al cinema, tieniti sul casual chic”. In realtà il discorso è durato un po’ più di così, è partito dalle scarpe per finire con l’acconciatura e la gioielleria… e poi credo che mia madre non sappia nemmeno cosa vuole dire “casual chic”. Diciamo che ne ho fatta una libera sintesi. La storia del cinema però non mi ha convinta. Io al cinema ci vado praticamente in pigiama. Magari lei ci va tutta impennacchiata.

Il foyer ribolle di gente tutta tirata, sembra di essere al concerto di capodanno. L’età media si aggira intorno ai sessant’anni, davanti a me un gruppo di allegre vedove discorrono con la nuova iscritta al club di quanto siano difficili i primi tempi, poi passa e ci si abitua a svitare i coperchi dei barattoli da sole.

Saliamo su, su fino alla piccionaia e ci sistemiamo sulle panche di legno.

Nella buca si stanno scaldando gli strumenti, mi pare di distinguere note di Puccini in una gradevole cacofonia.

Ci siamo… trattengo il fiato… si apre il sipario e sono in paradiso.

Sul viso mi si stampa un sorriso ebete che mi accompagna per tutti i quattro atti, sono divisa tra quanto appare sul palco e quello che vedo nella buca, per fortuna ho portato gli occhiali. I violini sembrano a tratti andare a fuoco, quello che attrae più la mia attenzione è il timpano che scandisce i tempi dell’opera mentre i legni si arricciano in volute armoniose.

Sul palco invece domina senza pudore la voce di Abigail, quando canta lei tutto scompare, la sua voce s’inerpica su pareti rocciose che sanno ancora di gorgheggi rossiniani, ultimo retaggio di una tradizione che va morendo. Va su, su, su, sembra non avere limiti e poi TAAAAA!!! Si arresta sul punto più alto dal quale pare non voler più scendere. E’ l’ira che parla per lei, la follia che parla per Verdi.

Solo a rubarle la scena, il coro. E’ il coro del Regio di Parma. Si sente.

Piano, pianissimo, una voce soffiata che riempie il teatro, ne permea dolcemente la struttura che risuona della sua voce.

Forte, fortissimo, la buca a stento gli sta dietro quando intona l’“arpa d’or”, un vento freddo che parte dallo stomaco e arriva allo stomaco. La panca sotto di me vibra alla stessa frequenza, mi sento tutta spettinata come se sotto quel vento di musica ci fossi veramente.

Dura troppo poco, vorrei non finisse mai.

Ha ragione Verdi: “la vita s’addoppia al gioir”.

Mi sento ancora diciassette anni sulla pelle.

Ah, se volete sapere come la mia sarcastica metà ha vissuto il fine settimana andate su suo blog

12 commenti:

  1. Le vedove non le avevo viste...
    E' stata una bella giornata, davvero.

    PS: grazie per il referral!

    ;)

    RispondiElimina
  2. Erano davanti a me, non le avrai viste perché probabilmente stavi imprecando per il caldo.

    RispondiElimina
  3. Leggendo, si avverte una emozione. Però quella foto dell'inno al colesterolo è una vigliaccata. Per la prossima 'maialata' vi consiglio gnocco, tigelle e lambrusco nel modenese. Poi a nanna. A Marmott79, invece, consiglio Attila (sempre di Verdi). E' poco conosciuta, ma bellissima.

    Avevo 13 anni quando la vidi al teatro dell'Opera di Roma. Mi ci portò mio padre, il quale prima - libretto alla mano - me la spiegò tutta; poi me l'ascoltai da solo; quindi il giorno dopo andammo a teatro: fu un piacere.

    Fhross, il Nabucco è niente; pensa a quando Marmott79 ti proporrà Il crepuscolo degli dei, di Wagner. In tedesco, naturalmente.
    :)

    RispondiElimina
  4. @ Pipo: penso infatti di replicare presto l'ultimo capodanno in agriturismo, magari in Emilia o in Romagna. Del tipo "prima pappa e poi nanna"... il finale del mondiale di F1 è vicino... mi è venuto un pensiero peccaminoso da consumare a Maranello.
    Per il resto hai ragione: l'opera non è una rappresentazione qualsiasi, deve essere preparata, studiata prima. in questo caso non ci è stato possibile.
    Sarà per la prossima.

    RispondiElimina
  5. @fhross: un po' quello che succede quando il Milan gioca di sera tu prendi accordi con gli amici.

    RispondiElimina
  6. Che spettacolo questo post...non ho mai avuto il piacere di vedere il Nabucco Live (in compenso svariate volte L'Aida...) ma credo che sia veramente un emozione unica, poi a Parma la patria di Verdi...

    Ho sempre pensato nella mia ignoranza operistica che il terzo atto sia il piu' bello e non solo per il fatto che ci sia il fenomenale "Va Pensiero"

    La descrizione di Parma un Bijoux, quando ero ragazzino con gli amici facevo spesso il viaggio in treno da Modena per sbarcare in questa meravigliosa citta', anche se ritenuta da noi tifosi del Modena "Nemica"...

    Unica cosa terribile del Post quel bellissimo piatto di affettati che per chi vive lontano da casa, la sola vista e' una tortura...

    Ti auguro di poter celebrare degnamente con gnocco e tigelle a Maranello per fine campionato sperando che Felipe possa darci questa ennesima gioia...

    Se cosi' non fosse festeggia ugualmente il mito Ferrari e' comunque degno di celebrazione Semper...

    Un Abbraccio

    RispondiElimina
  7. In realtà non so se come opera mi piace o no. Mi ha dato l'impressione di un pranzo pieno di pietanze deliziose ma carente negli accostamenti... non trovo altro modo per esprimere il mio pensiero.
    Ho avuto l'impressione che Verdi ci fosse già, ma sotto, che dovesse ancora emergere e rompere la conchiglia che lo conteneva. C'era già tutto in nuce: la maestria delle parti da soprano, i bassi a cui affidava già le emozioni e le riflessioni più profonde, i cori possenti adelimitare e completare il narrato e poi quel delizioso tempo di walzer che fa venire voglia di ballare.
    C'era già tutto, forse solo un po' confuso visto che, c'è da ammettere, anche la struttura della trama non lo ha proprio supportato.

    RispondiElimina
  8. Bella descrizione, c'è tutto, il pre opera a base di pietanze gustose -mi viene fame- e l'opera con le luci, i suoni, la tensione e il sciogliersi dall'emozione. Ti consiglio, se non hai già fatto l'esperienza, di sentire il Macbeth del buon G. V., l'opera merita moltissimo, piace perfino ai wagneriani come me :-)
    Antonio

    RispondiElimina
  9. Per il Macbeth devo aspettare qualche settimana ancora e uscirà con Invito all'opera. So già che lo amerò, anche se non conosco assolutamente nulla dell'opera verdiana, il Macbeth è il dramma, tra quelli du Shak che più mi coinvolge. Sono curiosa di vedere come ha reso la parte di Lady Macbeth.

    RispondiElimina
  10. D'appetito, la foto del piatto di prosciutto e compagnia bella!
    :-)

    Rino, scherzando.

    RispondiElimina