venerdì 18 luglio 2008

La grande illusione




Questo post non ha nulla di illuminato.

Questo post non c’entra nulla con il resto del blog né con il suo titolo.

Questo post è incazzato, deluso, amareggiato, profondamente sconsolato.

Questo post viene scritto sull’onda emotiva dell’espulsione di Riccò dal Tour.

Questo post celebra la caduta degli dèi.

Il primo campanello d’allarme a due settimane dall’inizio del Giro: “Petacchi non parteciperà al Giro perché ha la tosse”.

Dissi a Matteo “Qualcosa non quadra”. C’era qualcosa che non tornava, che rendeva quell’affermazione ambigua, opaca… poco dopo si è scoperto che Petacchi era stato ritenuto colpevole di uso di sostanze proibite.

Al Giro ha vinto lo spagnolo Contador, il vincitore del Tour de France 2007 dopo che Floyd Landis, un mormone col nome di un profumo, ex compagno di squadra si Armstrong, si fece pizzicare dalle controanalisi… ancora lo stanno cercando quello.

Al Giro nessun italiano aveva davvero brillato, sembrava che si fosse chiusa un’epoca, per le strade c’era tanta gente ma io non sono davvero riuscita ad appassionarmi. Sono anni che non sento i brividi al Giro. Qualche sprazzo, sporadico, nessun brivido.

Si dà il via alla Grand Boucle, come al solito il patron invita chi gli va e lascia a casa chi non gli va, Contador resta a casa. Già nella prima settimana Riccò appassiona. Ho l’occasione di vedere una tappa, non ricordo quale, nel week-end… quel ragazzo ha stoffa, fa schifo nelle crono, ma in salita conosce bene il suo mestiere.

Non c’è niente da fare: le tappe in pianura mi annoiano, a meno che non siano illuminate da uno sprint finale. E’ la montagna la vera protagonista del ciclismo, sono le vette a creare gli eroi.

Riccò si distingue in salita e penso: “finalmente un erede”, lo si vedeva dall’utilizzo che faceva dei rapporti, dal cambio passo devastante per gli avversari, dal suo incedere senza incertezze là dove lo sguardo dei suoi avversari chiedeva “come fa?”.

Molto probabilmente non avrebbe vinto il Tour ma avrebbe potuto lasciare un’impronta importante sulla competizione… e invece è stato beccato, proprio nel momento in cui i giornali già vedevano in lui l’erede di Pantani ed erano pronti a erigere altari al suo nome.

Un altro nome nel fango.

Insieme a Petacchi, Frigo, Basso, Bugno, Gotti…tutte le volte si spera che parlino e confessino ma poi fanno scena muta e il circo cambia città. Non parlano perché al massimo si prendono una squalifica e poi ritornano ripuliti, se tornano, gli si dà una nuova squadra, dei nuovi compagni, nuova fiducia, tutto tace e si ricomincia. Cosa succederebbe se al posto della squalifica ci fosse la radiazione? quali interessi avrebbero a tenere la bocca chiusa? Potrebbe essere questo un modo per farli confessare?

Io non ci credo più al ciclismo, non credo alle squadre che escono sempre pulite, non credo agli organizzatori che invitano chi vogliono e non chi merita, non credo nemmeno alle analisi che beccano chi vogliono.

Il giorno prima di Madonna di Campiglio, quando ormai Pantani non si poteva più prendere, Ivan Gotti si lasciò sfuggire il commento “Può ancora succedere qualcosa”, sono parole incise a fuoco nella mia mente. Lui vinse il giro e Savoldelli, promosso secondo, si rifiutò di prendere il suo posto sul podio.

Beccano chi beccano o beccano chi vogliono beccare?

Armstrong ha vinto sette Tour, sette. Non è stato mai beccato. Armstrong portava il Tour in America con tutto il ritorno di pubblico e di sponsor, di proporzioni mai viste nel ciclismo.

Beccano chi beccano o beccano chi vogliono beccare?

Davvero le squadre non sanno niente? Non vedono niente?

Cazzo!!! Questi ciclisti da terza elementare sono meglio di Diabolique, meglio di Lupin, meglio di James Bond.

Diciamolo chiaramente: il doping c’è sempre stato e ci sarà sempre, sin dai tempi di Binda, sin dai tempi di Coppi e Bartali, chi non si dopa non vince perché con delle pendenze al 20% se non ti bumbi non muovi un muscolo.

Allora legalizziamolo, liberalizziamolo e chi ci rimane cazzi suoi.

Devono prendere una decisione lassù: o la pulizia, ma allora devono metterli tutti dentro, altro che Fuentes, oppure lo spettacolo.

E lo spettacolo, si sa, non si può fermare. Non si è fermato per Ratzemberger, non si è fermato per Ayrton, non si è fermato neppure per l’11 settembre.

Viviamo in un mondo di Neroni che suonano la lira mentre Roma brucia.

E io sono la prima ad applaudire… dannata me.

Foto: sapete chi è. Se non lo sapete andate a fare in culo, questo post è sprecato.

1 commento:

  1. Il Pirata non ha bisogno di presentazioni. E per chi non lo riconosce vale l'ultima frase del post.

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