sabato 28 aprile 2018

Silenzi e voci. Le illustri assenti nella letteratura, le donne


Martedì 10 aprile si è tenuto l'undicesimo appuntamento della rassegna di arte, cultura e narrativa “Impronte Femminili” curata da Sara Cucchiarini, componente della commissione pari opportunità della Regione Marche. La rassegna vede la collaborazione di otto comuni della Provincia di Pesaro e Urbino con Fano come ente capofila.
L'assessora Pari Opportunità di Fano Marina Bargnesi ha introdotto le protagoniste del dialogo letterario: Maura Maioli, insegnante e scrittrice fanese e Anya Pellegrin, vincitrice dell'edizione 2017 del premio Valeria Solesin con la tesi “Stamping a Tiny Foot Against God” (titolo che deriva dalla critica mossa alla Woolf da un certo poeta britannico Theodore Roethke di cui, tra l'altro, molto poco ci è noto a parte la sua ironia sulla scrittura femminile).
La serata prende spunto dal testo di Virginia Woolf del 1929 "Una stanza tutta per sé" in cui la scrittrice pone come condizioni indispensabili alla scrittura una rendita annuale che copra le spese quotidiane e un luogo privato in cui potersi dedicare all'arte.

Attenzione: questa non è una relazione sulla serata, non vuole essere una recensione né un articolo, sono per il momento appunti di lettura: gli spunti di lettura consegnatici sono così tanti e così interessanti che non potevo lasciarli inoperosi accantonandoli tra le scartoffie delle conferenze cui partecipo. Rimeditando si allunga prepotentemente la lista dei libri in lista dei desideri... Toccherà trovare un secondo lavoro per poterli acquistare tutti.

Maura
Apre la conversazione letteraria sottolineando come la scrittura non possa prescindere dall'emancipazione e dall'istruzione e come l'istruzione nutra l'emancipazione femminile rendendola possibile attraverso la scrittura.
Nel 1816 una donna di diciannove anni è in fuga con il suo amante attraverso le Alpi, il cattivo tempo li costringe a fermarsi e in un rifugio e iniziano a raccontarsi storie di fantasia. Poco dopo il loro amico comune Lord Byron li inviterà a sfidarsi a chi scriverà la miglior storia di paura. La diciannovenne si chiama Mary Shelley e in poco tempo darà alle stampe Frankenstein.
Mary Shelley è lo stereotipo della donna che ha tutto ciò che serve per emanciparsi: è colta, facoltosa, figlia della filosofa proto-femminista Mary Wollstonecraft, e del filosofo politico William Godwin ed è tutto ciò che la Woolf forse avrebbe voluto essere perché, tornando al tema della rendita c'è bisogno di "penny da spendere per la amenità; in pernici e vino, bidelli e prati curati, libri e sigari, biblioteche e divertimenti". 
E tornando al tema della stanza per sé la Maioli cita un'intervista alla scrittrice Rosetta Loy che da ragazza (ha iniziato a scrivere a nove anni) scriveva nella stanza comune dove faceva i compiti insieme alle sorelle, da sposata scriveva sul tavolo da pranzo; per alcuni anni, con i figli piccoli, scrivere era stato per lei un miraggio (e forse è per questo che la sua prima pubblicazione è del 1974 quando aveva 43 anni).
Donatella di Pietrantonio invece, vincitrice del Premio Campiello 2017 con il romanzo L'Arminuta e dentista di professione, ricordava in un'intervista il disagio quando si ritrovò a confessare a suo padre la sua inclinazione per la scrittura.
Perché per secoli, e tutt'oggi, per una donna scrivere deve restare solo un passatempo nel migliore dei casi, l'importante è che non distragga troppo dai doveri quotidiani.

Intanto Anya e Maura sorridono ricordando il loro incontro e la prima chiacchierata che le ha trovate lettrici delle stesse opere e degli stessi temi.
Opere come "Leggere Lolita a Teheran" di Azar Nafisi, docente alla Johns Hopkins University, ex professoressa di letteratura presso l'Università di Teheran. Nel 1995 si licenzia dall'Università di Teheran e invita sette tra le sue studentesse migliori a seguire lezioni-dibattito private a casa sua ogni giovedì mattina con lo scopo di rileggere e interpretare opere controverse della letteratura come Lolita o Madame Bovary in chiave iraniana. Nelle pagine finali del libro si dice convinta della necessità di aggiungere alla lista dei diritti umani anche il "diritto all'immaginazione".
Infine viene citata Jane Austen. Scrive anche lei, come la Loy, in salotto. Descritte dalla Nafisi le donne di Orgoglio e Pregiudizio rivendicano una scelta, la scelta: c'è una donna che dice "no". E' inoltre un romanzo che vede la compresenza di più voci, le tensioni si creano e si risolvono attraverso il dialogo in una polifonia di voci che denota una struttura sostanzialmente democratica, c'è infatti abbastanza spazio per coppie di opposti senza che cerchino di eliminarsi a vicenda.
In questo risiede la pericolosità della Austen.
E la Austen oggi fa parte del Canone.

Ma...

Anya
Anya risponde proponendo la figura di Toni Morrison, Nobel per la letteratura nel 1993, donna, di colore, fu accusata di scrivere per un pubblico di colore... come se le persone di colore scrivessero solo per le altre persone di colore, le donne per le donne e gli uomini per tutti (???). La Morrison nelle sue opere parla di sesso e di violenza sessuale. Quando ha iniziato a scrivere di sesso le donne non parlavano né parlavano di sessualità femminile: le donne erano madri o mamy o puttane, mai donne che facevano sesso. La Morrison finalmente dà corpo alle donne, dà loro un corpo, spesso schiavo e posseduto, altre volte liberato, riconquistato con stupore e ironia.

La consapevolezza di sé emancipa così come la lettura emancipa il lettore.

Chi legge si riconosce e scopre se stesso.
Chi legge e non si riconosce scopre l'empatia.

Credo che queste ultime due frasi siano tra le cose più vere che abbia mai sentito sulla lettura: leggere non è solo un mezzo per accrescere il proprio livello culturale, non è qualcosa che dobbiamo fare per gli altri, per un numero, per un diploma, è qualcosa che possiamo fare per noi stessi, per crescere, conoscerci e conoscere meglio gli altri. Leggere può consegnarci il libretto di istruzioni per questa vita.

Maura
Le donne vengono in genere considerate le grandi assenti della letteratura ma in verità donne scrittrici ci sono sempre state, basti pensare a scrittrici come Christine de Pizan o Eleonora d'Aquitania o Maria di Francia e non solo in Francia: anche nelle Marche nel Cinquecento si sono segnalate illustri scrittrici e letterate (magari ci tornerò in un secondo momento).
Le donne dunque hanno sempre scritto molto ma ben poco è stato conservato, pochissimo, perché la conservazione è legata al concetto di canonizzazione.

Con il canone si celebra o si condanna al silenzio.

E il Canone è stabilito dall'autorità che di solito è MALE e WHITE: maschio e bianco.

Tariq Ali, in una conferenza alla facoltà di studi economici di Londra si chiese chi decidesse cosa leggere e cosa leggeremo. La risposta fu in realtà doppia: il premio Nobel per la Letteratura e il New York Times Book Review.
Qui di seguito il video di YouTube in cui si può trovare la conferenza, al minuto 13 parla del premio Nobel. La conferenza è totalmente godibile anche da chi non ha grandissima padronanza della lingua inglese in quanto Ali è un pachistano che parla un delizioso e comprensibilissimo inglese. 




Dunque male e white, maschio e uomo.
Se si prende uno dei testi di storia della letteratura italiana più in uso nelle scuole, il Baldi, nella parte dedicata alla letteratura contemporanea si trovano tre scrittrici: Amalia Rosselli e Ada Merini, poetesse ed Elsa Morante. Sempre nello stesso gruppo viene annoverato, tra gli scrittori, Enrico Brizzi... quello di Jack Frusciante è Uscito dal gruppo che sicuramente è una lettura piacevole ma è anche degna di trovarsi nelle antologie di letteratura italiana? Più della Deledda? Più della Ginzburg? A proposito... per curiosità ho passato in rassegna la mia sezione di letteratura italiana per vedere quali fossero le autrici contenute, con rammarico devo ammettere che sono solo ...: Deledda, Fallaci, Ginzburg e Morante. Nella stessa sezione includo anche la Levi-Montalcini e la Hack ma non le definirei proprio scrittrici, più saggiste.
Mea Culpa!

Il nostro infine si può definire un tempo di recuperi femminili.

L'orma Editore sta per esempio ripubblicando le opere di Annie Ernaux (no, non faccio finta di conoscerla, confesso l'ignoranza). La Adelphi sta pubblicando invece le opere di Irène Némirovsky, ebrea ucraina stabilitasi in Francia, scriveva in francese tra gli anni Venti e Quaranta, morì ad Auschwitz nel '42.
Da questi due recuperi si possono trarre due insegnamenti:
- la buona letteratura sa resistere al tempo e alla dimenticanza
- La resilienza come valore nell'esilio, e per una donna l'esilio è duplice.

Anya
La parola Canone nasce con accezione religiosa e forse restano tracce di questo sentimento religioso anche nel canone laico.
Nel 1994 Harold Bloom pubblica Il Canone Occidentale, tra i ventisei autori citati compaiono solo quattro donne: Austen, Eliot, Dickinson e Woolf; nella letteratura italiana contemporanea su ventuno autori solo una, la Ginzburg, è donna.
PS: al minuto 18 del video sopra pubblicato Tariq Ali critica con ironia il critico Bloom per la sua introduzione al Don Chisciotte di Cervantes.
PPS: Bloom nel suo saggio cita Shelley ma solo il poeta Percy Bisshe, non Mary.

Secondo il CANONE le donne praticamente non scrivono.

Quando Charlotte Bronte chiese in una lettera al poeta Robert Southey un parere sulle sue poesie questo rispose che "La letteratura non può essere l'occupazione di una donna e non dovrebbe esserlo. Più sarà coinvolta nei propri compiti e meno tempo libero avrà per essa, nemmeno come piacere." A questo link si può trovare la copia della cortese lettera del grande poeta. Charlotte Bronte dapprima si abbatte, in seguito scriverà Jane Eyre.
E devo purtroppo ricordare come la Woolf nel suo saggio sottolinei il rancore e la rabbia celata dietro lo scritto della Bronte come un grosso difetto che influisce negativamente sul valore letterario dell'opera.

Ma allora queste donne sono silenziose o silenziate?
Aphra Behn, la prima donna al mondo a vivere asclusivamente della sua scrittura, è totalmente assente dalle Antologie. Eppure è la prima scrittrice di professione. Bisessuale, accusata di spionaggio, di libertinaggio viene ricordata come colei che ha inventato il genere del romanzo moderno. E' sepolta in Westminster Abbey ma non nel Poet's Corner, da viva era apprezzata e amata, una volta morta fu ritenuta oscena e accantonata, esclusa dalle stanze dorate della letteratura.
Virginia Woolf dice che "tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la sua tomba".
Altra donna silenziata è Elizabeth Gaskell che descrisse l'Inghilterra vittoriana negli stessi anni di Dickens, ed è inoltre la prima biografa di Charlotte Bronte. Il suo romanzo più rappresentativo, North and South, fu tradotto in italiano solo nel 2011.
Mary Shelley, come Aphra Behn, ebbe gran successo in vita e fu molto prolifica ma le sue opere vengono pubblicate solo perché è la moglie di, la sua prima biografia ufficiale uscirà solo negli anni Ottanta e tutt'ora in Italia viene snobbata considerando che la maggior parte delle sue opere non è tradotta.

Maura
In North and South della Gaskell si ritrova la narrazione delle prime lotte operaie e, soprattutto, la soluzione attraverso la cooperazione, la collaborazione.
Il conflitto viene risolto dalla Gaskell attraverso il dialogo, come nei libri della Austen.
Shelley, Austen, Gaskell, Eliot "scrivono come scrivono le donne" dice la Woolf.
Ma dunque ci sono differenze tra la scrittura femminile e quella maschile? Il punto non è riuscire a indovinare alla lettura se l'autore sia uomo o donna infatti uno dei più grandi autori del secolo passato, Marcel Proust, ha una scrittura del tutto androgina.

Toni Morton pensa che la letteratura del Novecento si distingua per il male: "sono atterrita di fronte all'attenzione che il respiro del male suscita"
Evil has a vivid speech (il Male ha un eloquio vivido), Good bites its tongue (il Bene invece si morde la lingua).
E allora sarà Toni Morrison a dare voce al Bene, il Bene che ha la facoltà di illuminare la domanda morale.

Anya

Dopo un momento psicologicamente pesante in cui Maura ci ha parlato del Male e della sua presenza nella letteratura del Novecento è bello ascoltare dalla voce di Anya le parole di Svetlana Alexievich, giornalista, reporter di guerra che ha raccontato dell'Afganistan, di Chernobyl e dei suicidi dopo la caduta dell'URSS. 
Anya cita il discorso per la consenga del Nobel che si trova integrale e tradotto in italiano a questo Link:

"Ho tre case: la mia terra bielorussa, la patria di mio padre dove ho vissuto tutta la vita; l'Ucraina, la patria di mia madre, dove sono nata; e la grande cultura russa, senza la quale non riesco a immaginarmi. Tutte mi sono molte care. Ma in quest'epoca, è difficile parlare d'amore"

Purtroppo assenti, di fronte a una platea ancora troppo femminile, l'assessore ai servizi educativi e alle biblioteche del Comune di Fano Samuele Mascarin e il vicesindaco assessore con delega alla cultura Stefano Marchegiani, l'assenza di esponenti maschili della politica locale in una serata così importante per la scrittura femminile, sottolinea purtroppo ancora come non siano in realtà le donne a essere silenziose quanto gli uomini a non prestare ancora la dovuta attenzione.

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